PURITY
Quelli che hanno troppo passato e quelli che non lo conoscono . Quelli normali e quelli squinternati . Gli adulti com’erano da giovani e i giovani che non sanno ( e non sapremo ) come diventeranno da grandi . I padri , le madri , i figli e la complessità di essere o diventare tali . Il rifiuto del denaro , del consumo e del potere , ma per una diversa forma di calcolo difensivo od offensivo . La DDR prima della caduta del muro e l’intercontinentalità di Wikileaks . Un po’ di Shakespeare , un po’ di Freud , un po’ di Rosamond du Jardin , qualche nominalità dickensiana : un romanzo di formazioni che diventano informazioni e deformazioni , mentre la fedeltà o l’infedeltà a se stessi insegue una purezza intransigente , ambigua , possibilista . E , forse , un motivo centrale che scorre carsicamente : lo snobismo con cui tutti ci avviciniamo o ci allontaniamo dagli altri , secondo mutevoli affinità e granitiche repulsioni di matrice animale , rivisitate in base ai differenti razzismi di classe .
Franzen è un autore che genera aspettative molto elevate , e che in questo caso non sorprende per eccesso , ma per difetto . Fino alla metà del libro , la lettura si rivela confusa quando non faticosa : la trama si disloca in più momenti storici e più soggetti , per poi ricongiungerli secondo i meccanismi agnitivi dei feuilletton , non senza forzature che risentono di un eccesso di ingegnosità legnosa . I personaggi scolorano dal vivido all’improbabile lungo ripetizioni che si accumulano per progressive contorsioni fattuali e psicologiche , quando i tratti salienti che ne rimangono avrebbero suggerito una maggior economia . I differenti dialoghi sono il frutto di un’unica mente dialettico – ironica ( e contromatriarcale ) , intrisa di una devianza talora sapida , talora corriva , mentre la scrittura si fa neutra in favore di un cumulo di ambizioni inevase . Le idee che circolano sulla contemporaneità e le sue radici sono relativamente poco rielaborate , e non affermano un punto di vista forte o quantomeno originale . Poi , nella seconda metà , qualche cosa decolla , i difetti rimangono tali , ma si fa l’abitudine e l’autore sembra riacquistare per lunghi tratti la sua straordinaria riconoscibilità .
Mentre Le correzioni o Freedom ci si prometteva di rileggerli non solo per goderne nuovamente , ma anche per ampliarne sottotracce e rivelazioni , Purity obbligherebbe ad un secondo impegno per capire cosa non si è eventualmente capito , ma senza nè voglia nè passione : le ossessioni affettive , sessuali , politiche e sociali che lo permeano non contemplano nè incantamenti nè decantazioni . Certo , stiamo parlando di uno dei più importanti autori americani contemporanei , e la fama non è sicuramente usurpata , eppure la sensazione che se ne ricava è quella di una continua tensione forzosa in troppe direzioni che finiscono per elidersi .
Omettendo volutamente la mera trama ( cui Franzen affida la presunta suspense dell’opera secondo il recupero dei recenti vezzi di genere ) che cosa ha cercato di assemblare l’autore senza riuscirci ? Intanto , i suoi antichi e superbi assilli intorno a quei rapporti amorosi , parentali e comunitari che hanno trasmesso la loro singolare cifra ai precedenti romanzi . Ma , forse per non ripetersi , circoscritti e al tempo stesso paradossalmente dilatati come isole in una corrente narrativa ( qui volutamente destrutturata e poi riconnessa cronologicamente e logisticamente ) che ambirebbe ad una moderna reinterpretazione del classicismo ottocentesco , con qualche incursione nei lati puerili de Il cerchio di Dave Eggers ( Giro giro tondo ) . Classicismo ottocentesco che sbandiera i propri riferimenti a Grandi speranze , dove in realtà tutto quello che ne rimane è l’omonimia dei due attori principali , insieme ai pretesti sbiaditi della paternità ignota e del denaro . Che tuttavia , come presunto male supremo e come sempiterno motore di gran parte delle relazioni umane , risulta notarilmente inerte , orfano delle grandi visioni di Dickens e delle minuziose competenze di Balzac . A questi due fattori impropriamente aggregati , visto che di Storia e di Società si parla , si tenta anche di agganciare la saggistica , aggredendo il tema dell’identità individuale e comunitaria ai tempi di internet , pasticciando con la cronaca : dalle prigionie informative della Stasi germanica alle contraddittorie libertà informatiche di una rete che spia ed è spiata , passando per un ricalco in carne e ossa di Assange e di Snowden . Ma come ne tratterebbe un giornalista di mezza età in un articolo divulgativo , spargendo in giro luoghi comuni e ipocondrie personali .
Fortunatamente , rimangono nella memoria parecchi grandi squarci che raccordano in modo indelebile le ambientazioni con gli stati d’animo dei singoli , e la nostalgica pietas retrospettiva che mostra il diluirsi della giovinezza nell’età adulta , insieme ad una domanda di fondo : si tratta semplicemente di uno sfilacciamento dell’ ispirazione , di un incidente di percorso , o di altro? Intendendo per altro la consapevole o inconsapevole volontà di interpretare i gusti che mutano , compiacendoli complessamente fino alla goffaggine . Di un autore che amiamo , non vogliamo pensarlo . Anche in questo caso , al prossimo , grande titolo . Si ha bisogno di sperarlo per attutire una mezza delusione .
Il libro
PURITY di Jonathan Franzen , Einaudi 2016 , 642 pagine , 22 euro
L’autore
Jonathan Franzen ( 1959 , Western Spring , Illinois ) trascorre la sua infanzia nel Missouri , per poi completare gli studi superiori a Berlino . Dopo i primi due romanzi passati quasi inosservati ( La ventisettesima ora , Fine movimento) , trascorre lunghi momenti di incertezza sul proprio talento , fino ad affermarsi internazionalmente con il trionfo de Le correzioni ( National Book Award 2002 ) . Nello stesso anno pubblica la raccolta di saggi Come stare soli , cui seguono Più lontano ancora e Il progetto Kraus . Nel 2010 dà alle stampe Freedom-Libertà . Vive a New York e pubblica regolarmente sul New Yorker . Viene annoverato fra i venti maggiori scrittori del XXI secolo .
La citazione
” Nel sistema economico di sua madre , lei era una banca troppo grande per poter fallire , un’impiegata troppo indispensabile per poter essere licenziata per cattiva condotta . Anche alcuni suoi amici di Oakland avevano genitori problematici , ma riuscivano comunque a parlarci tutti i giorni senza eccessive manifestazioni di stranezza , perchè persino i più problematici avevano risorse che non si limitavano al loro unico discendente . Nel mondo di sua madre , invece , esisteva solo Pip ” .
“E’ questa la cosa terribile dei corpi . Sono visibili . Troppo visibili ” .
“Dall’altra parte della baia il sole era ancora alto sopra San Francisco , non offuscato ma piuttosto addolcito da un velo di foschia proveniente dall’oceano . Come sua madre , anche Pip cominciava a preferire l’acquerugiola e la nebbia fitta , per la loro assenza di rimprovero ” .