LA ZONA DI INTERESSE
La banalità del male ( 1963- titolo cambiato dalla traduzione italiana ) , è una sorta di diario da Gerusalemme in cui l’autrice racconta le sedute del processo ad Adolf Eichmann , come testimone inviata dal settimanale The New Yorker . Ora , chissà se Hannah Arendt si sarebbe immaginata non tanto la lettura del suo libro ,quanto la diffusione del suo titolo in forma di slogan ormai onnipresente a sproposito , come un tempo la panna o la rucola sulle pennette ?
In tal senso , ovviamente la frase ormai fatta non sfugge alla sua ulteriore banalizzazione , appiccicata impropriamente anche a questo film , secondo noi stralodato a sproposito non tanto in funzione delle sue qualità cinematografiche , bensì , come spesso succede , grazie alla “trovata” di una prossemica agghiacciante , per rappresentare un tema alto , quindi edificante ; che secondo l’etimologia dovrebbe appunto costruire un confronto od un insegnamento ; per cui tutti culturalmente comunque paghi , non c’è bisogno di rifletterci oltre , grazie per la bellissima rappresentazione , alla prossima .
In realtà La zona di interesse , sceneggiatura tutt’altro che originale da un romanzo di Martin Amis , non parla della banalità del male , bensì della sua ORDINARIA NORMALITA’ . Dopo uno schermo buio , dapprima appena increspato da un sottofondo sonoro di macchinari e di lamenti , secondo un crescendo anche di fumo che accompagnerà poi quasi tutte le immagini successive , la pellicola ci conduce luminosamente verso la rappresentazione di un idillio borghese , in una casa per pochi , con tanto di serra , di giardino , di piscina , mentre una primavera da cartolina si allarga ad un picnic sul fiume e il ritorno agli interni rappresenta un’estetica meno accattivante, che denuncia tuttavia un’opulenza esclusiva : il cibo curato e abbondante , il lindore costante , lo stuolo di domestici silente e obbediente , la cura degli ospiti , i giocattoli costosi , i vestiti impeccabili.
All’interno di questo sogno edenico vive una coppia – anzi una ditta – complicemente affiatata , se non innamorata , con cinque bambini . Lui dirige scrupolosamente – casa e bottega – il limitrofo campo di Auschwitz , lei altrettanto scrupolosamente organizza la domesticità e i figli. Lui è un padre affettuoso , legge le fiabe alla sera , spegne le luci prima di dormire , ama il suo cavallo ; lei sogna altre conferme anche altrove, in termini di viaggi e di vestiti raffinati. Insomma , ce l’hanno fatta oltre ogni desiderio : il nazismo è stato per molti un’insperata opportunità .Punto . Qui il film , giunto alla metà , finisce : nel senso che lui viene promosso , lei non lascia la casa e interviene perché lui ritorni . Insomma tutto come prima , più di prima .E la parte che illustra , in affollate sedute militari , l’ottimizzazione del genocidio in termini di trasporti , di allocazioni , di efficientamento dei macchinari perché la domanda , quindi la produzione , continua a salire , rappresenta un inutile contraltare burocratico alle immagini di prima . E quindi deve ricorrere ad artifici rappresentativi di retorica alla Malick , come le montagne di scarpe dei defunti , inutili protesi abbandonate da coloro che non ci sono più .
Solo i bambini e la nonna guardano dalle finestre e insinuano un dubbio … Tutto il resto è così scontatamente usuale da pretendere trovate di immagini artificiose , perché un cortometraggio non sarebbe bastato . A significare , se mai ce ne fosse bisogno , o non si fosse capito , che noi veniamo prima del bene e del male, prima della nostra coscienza , prima del conforto faticoso della critica ponderata o almeno del dubbio , considerando ovvio quanto i tempi pensano al posto nostro. Quindi , da gregari conformisti e opportunisti , abitiamo ed obbediamo sereni nella e alla Storia , qualsiasi cosa ci proponga , senza pensare a cosa possa comportare per gli altri .Che in questo caso , secondo la Dottrina , erano ebrei e quindi , per definizione , non nostri simili . Insomma , l’accostamento di fondo è pregnante , ma lo svolgimento , questo sì, banale . Una magnifica opportunità , spettacolarmente diluita fino allo spreco*
*Per chi voglia sapere come è andata a finire , legga l’articolo firmato da Tonia Mastrobuoni per la Repubblica di oggi , 27 gennaio 2025 , giorno della memoria
LA ZONA DI INTERESSE , di Jonathan Glazer , Gran Bretagna , Polonia , USA 2023 , durata 105 minuti