DENTI
E’ l’ultima settimana dell’aprile del 1945 : i sovietici si apprestano a invadere Berlino , mentre si consumano i rantoli finali del Reich , durato dodici anni anzichè i mille programmati . Circondato dai suoi fedelissimi , Hitler barcolla intorno alla morte , tra pistole e veleno . Verrà ritrovato all’esterno del Beghdorf , insieme alla neo – sposa Eva Braun , e i loro resti semicarbonizzati saranno sottoposti ad identificazione e poi traslati a Magdeburgo , riesumati nel 1970 e infine buttati nell’Elba . Sfilano millimetricamente così , in molte pagine concitate e calamitose , tutte gli arredi , i vestiti , i pasti , gli ordini , i contrordini , i rintocchi e i fiati di una sceneggiatura presa e ripresa dagli storici , dai tragediografi , dai cineasti e dagli affabulatori sul tema , secondo tutte le possibili angolazioni prospettiche , nell’arco dell’ultimo settantennio .
Luigi Guarnieri si accoda alla schiera , ma tra i cumuli di dettagli che riguardano la morte del Fhurer insinua il dubbio , non nuovo eppure intrigante , di un possibile sosia salvifico che assuma su di sè l’ufficialità della fine , affinchè il vero Hitler possa trascorrere altrove , sotto mentite spoglie , i freschi giorni di una seconda vita . E la chiave di volta dell’identità di entrambi risiede nella riconfigurazione delle impronte dentali , lungo scene di carneficina mascellare che si sconsigliano non ai minori , ma ai sofferenti in materia .
Nè spy story nè mero documentario , il romanzo si propone una rivisitazione fantasiosa all’interno di un rigoroso registro storico , e per farlo deve ricorrere al protagonismo di quattro personaggi fittizi : l’ufficiale dei servizi segreti americani Gren***, il musicista Mario Schatten , perseguitato dalla sorte in tutti i modi , compresa la fatale somiglianza , Egon Sommer , responsabile dell’immaginario programma di selezione e addestramento delle controfigure e Greta von Freudin , dentista di fiducia della ristretta casta nazista . Narrata in prima persona dall’agente statunitense , l’azione occupa almeno vent’anni , e corre avanti e indietro nel tempo , spostandosi altresì dalla Germania , all’ Unione Sovietica , all’America Latina…
Il lettore viene accompagnato da una prosa lucida ed essenziale , a tratti quasi nobilmente scolastica , e incontra più drammi nel dramma , inizialmente conquistato dai temi del male , della colpa e della sua eventuale impunibilità ; intanto ripassa frammenti sparsi di informazioni note e meno note dentro un meccanismo che sfiora la suspense senza mai raggiungerla , perchè qualche cosa poi s’inceppa e non funziona fino in fondo : l’autore , forse sopraffatto dal tema e dalla sua popolarità a doppio taglio , è troppo scrupoloso per aggirare con genio la sua materia , e al tempo stesso difetta degli elementi drammaturgici che consentono di domare la Storia , per costellarla di sgambetti filologici o di cortocircuiti plausibili .
Quello che rimane vistosamente in primo piano non sono dunque nè gli eventi nè i personaggi nè l’humus , bensì l’impianto forzoso dello schema narrativo o , per restare in tema , lo scheletrato della protesi fictionale , che utilizza una competenza specifica ( resa media e scorrevole per non sopraffare il lettore ) tra conferme e sorprese altrettanto medie , mentre si mescolano pianamente gli elementi della istruzione – ripetizione e quelli dell’intrattenimento senza sforzo . Viene meno la trasfigurazione romanzesca dell’etimo ,che fa risalire il termine Storia al significato di investigazione profonda e rimanda la sua faticosa oggettività a istor , sostantivo che identifica colui che è chiamato a giudicare fra diversi punti di vista . Perchè è vero che il contesto culturale contemporaneo ha preso ad usare ed abusare della commistione tra Storia e storie , in netta contrapposizione con la scrittura traumatica del 900 ; però i migliori romanzi attuali sanno nobilitare l’ibridazione di genere quando riescono a calarsi dentro le epoche considerate e a restituircele dal loro interno . Non volendo o non sapendo più illuminare epifanicamente la propria contemporaneità , i grandi scrittori tendono almeno a traslarne le inquietudini , le nostalgie e le contraddizioni secondo impasti che contemplano risultati illustri e altri di affascinante curiosità . Il resto rimastica intrattenimenti più o meno felici , secondo modalità anche onorevoli , ma letterariamente un po’ di seconda mano .
Il libro
IL SOSIA DI HITLER di Luigi Guarneri , Mondadori , 2014 , 264 pagine , 19 euro
L’autore
Luigi Guarnieri – 1962 – diplomato al centro sperimentale di cinematografia di Roma e laureato in lettere classiche , è autore di parecchi romanzi pluripremiati ( selezione Campiello , Bagutta opera prima , Pisa,Grinzane Cavour ) e tradotti in varie lingue .
La citazione
Quasi a conferma del prevalere della collazione rispetto all’ispirazione , le citazioni migliori sono gli exergo che aprono i capitoli :
” Quasi mai una storia interessante è del tutto vera” . Samuel Johnson
“Le dichiarazioni di morte dei criminali di guerra nazisti vanno sempre accolte con la massima prudenza . Niente è più ovvio che inscenare la propria morte , per poter continuare a vivere”. Simon Wiesenthal
“Credo che la mia vita sia il più grande romanzo della storia mondiale”. Adolph Hitler
“La verità di un uomo è anzitutto ciò che nasconde”. André Malraux
“Un romanzo è una vita in forma di libro”. Novalis
Le connessioni arbitrarie
Per la reinvenzione di Hitler : Hitler , di Giuseppe Genna ; Lui è tornato di Timur Vernes
Per il romanzo storico attuale : Una storia romantica di Antonio Scurati , Trilogia di Cromwell di Hilary Mantel
Per il tema del romanzo storico contemporaneo (saggistica) : Tra storia e fiction di Monica Martinat , Senza trauma di Daniele Giglioli