CORREVA L’ANNO
Be’ , lo si può immaginare il nostro monumentale , amato professore : compatto negli anni gloriosi portati bene , il cerebro integro benchè gravato di ogni sapere antico e moderno , da sempre innamorato anche di quelle spigolature interstiziali che solo un dottissimo può permettersi , nonchè incline all’alleggerimento secondo i dettami di una goliardia nobile che non disdegna il cazzeggio da birreria titolata ; accompagnato inoltre dall’umano allettamento di togliersi non tanto qualche sassolino dalla scarpa , bensì qualche spina dal tallone d’Achille , lungo un percorso verbale che passa per Gadda , Guareschi , Flaiano , Arbasino , Marchesi , Bartezzaghi , Bergonzoni , il trio Medusa e altri ironici compagni di viaggio .
Semiologo , massmediologo y muchas otras disciplinas , nonchè autore di alcuni saggi e romanzi per cui continuiamo ad essergli grati (con un privatissimo plauso “autobiografico” per La misteriosa fiamma della regina Loana ) , deve essersi proposto un divertissement serio che facesse da contraltare alla cupezza labirintica e un po’ esausta del Il cimitero di Praga . Ecco dunque nelle librerie , con l’ennesima giravolta della contaminazione di razza , il nobile pastiche di Numero zero , storia di un finto giornale all’interno della ormai tradizionale macchina del fango , o fango della macchinazione che dir si voglia . Dietro , aggiungiamo noi , l’implicito riconoscimento che la lettura di uno o più quotidiani è una sfida eroica che anche un lettore forte è chiamato diuturnamente a sostenere : fatica di Sisifo e insieme di Tantalo sempre rinnovata , che implica l’occhio selettivo del falco , l’attenzione vigile del questurino , la memoria dell’elefante indiano essendo quello africano notoriamente neghittoso , e il volenteroso scetticismo del nichilista scafato , perchè tutti i fatti e le opinioni si accavallano incessantemente come nei più esagitati feuilletton , e non c’è mai il riassunto delle puntate precedenti . Più dietro ancora , i meccanismi logici e tecnici alla base dell’assembramento del nobile o ignobile prodotto informativo , che sono nel contempo sia disciplina ideativa – produttiva che , soprattutto , scienza del marketing , in particolare nei confronti di quel target sprovvisto dei requisiti di cui sopra .
Siamo a Milano nel 1992 , l’anno del Pio Albergo Trivulzio e del Chiesa ingegner Mariuolo , il cui arresto per concussione segna l’inizio di Mani pulite . L’ineffabile giornalista Simei ingaggia il precario cinquantenne Colonna , con l’obiettivo di commissionargli , in qualità di “negro” ( e , riaggiungiamo noi , pagato in nero per il gusto del ton sur ton ) la scrittura di un libro che racconti la storia di un mensile che non si farà mai . L’editore è il solito italiota di mezza tacca , coinvolto in traffici diversificati , smanioso di entrare nel salotto buono – e se fosse un tinello marron ? – della finanza , con tutti i ricatti e le manovre , soprattutto a mezzo stampa , cui siamo ormai adusi . Siccome più del dolore può il digiuno , Colonna si piega ( sic ) alla proposta e così gli altri scalcagnati redattori , ignari del retroscena truffaldino a tempo determinato . Così ogni riunione di redazione fa da specchio sia alla cronaca ormai sedimentata dei cruciali anni novanta che alla sua rifrazione odierna . Ma non soltanto sotto il profilo dei fatti specifici , quanto , soprattutto , nei confronti di trucchi e trucchetti giornalistici allora in piena espansione e oggi contagiosamente consolidati : radicale seduzione di un lettore disprezzato e imbonito , fatti fintamente separati dalle opinioni che contengono insinuazioni vergognose ma apparentemente inoppugnabili , tecniche di smentita risibili ma efficaci …che è la parte più interessante ed amena del libro , con tanto di traslazione di esempi veri ( i calzini del giudice Mesiano qui passano dal celeste al giallo ) e di esemplari parabole inventate . Nel contempo , si affacciano i tormentoni delle rubriche fisse , che danno luogo a quella passione verbale del nonsense , della barzelletta , dell’arguzia , di tutta una giocheria seria e battutara talvolta più efficace di qualsiasi trattazione circostanziata . Inoltre , poichè non è possibile tralasciare le inchieste , campo di pascolo di ogni stravolgimento , si ripercorrono le orme di Stay behind , di Gladio , di Junio Valerio Borghese , di Licio Gelli , ipotizzando una mai avvenuta spiegazione di vicende collegabili con l’atteso ritorno del Duce , emigrato come Hitler in Argentina , mentre un sosia pendeva in sua vece a Piazzale Loreto…
Che da tempo si sappia che non abbiamo mai saputo parrebbe scontato , e non a caso un finto giallo minaccioso con tocco rosa inquadra un riassunto di fatti incredibili eppure accaduti , a suffragare l’assunto del libro :” i giornali non sono fatti per diffondere le notizie,ma per coprirle”. Da cui discende in filigrana l’idea di un paese e di uno Stato atterrati ancora prima di mettersi in piedi , lungo un terribile ma esilarante exemplum tra il vero il verosimile e il falso , scintillante di gibigianne mirate e di misteri sparsi , con qualche pecca nelle proporzioni e qualche crepa nella struttura : ma sarebbe forse come pretendere un’artificiosa geometria dell’ombra e della sua ormai impossibile delucidazione .
P . S . Per tentare di sdebitarci , dedichiamo all’illustre autore ( ghiotto di etimologie curiose , alcune delle quali citate nel testo ) l’origine del termine poltrone , erratamente attribuito a un individuo incline a prolungate sieste su Divani & Divani : dicevasi poltrone colui che , per sfuggire in tempi medievali all’assoldamente bellico del suo signore , preferiva tagliarsi il pollice destro , risultando così inabile alla manovra della mazza ferrata , con conseguente registrazione sotto la voce pol . tron . ossia pollice tronco . Da cui , per traslazione successiva , pigro , fannullone eccetera . Inchino .
Il libro
NUMERO ZERO di Umberto Eco , Bompiani 2015 , 218 pagine , 17 euro
L’autore
Umberto Eco , classe 1932 , non ha bisogno di presentazioni , basta togliere 1932 al sostantivo classe . Ha pubblicato sette opere di narrativa e un centinaio di saggistica . Per chi ancora studia , ricordiamo il prezioso e sempre attualissimo Come si fa una tesi di laurea , 1977 .
La citazione
“Dico il contrario dell’occhio del ciclone o del ministro che tuona . Per esempio Venezia è l’Amsterdam del sud , a volte la fantasia supera la realtà , premetto che sono razzista , le droghe pesanti sono l’anticamera delle canne , fa’ come se fossi a casa mia , direi di darci del lei , chi gode si accontenta , sono rimbambito ma non sono vecchio , per me l’arabo è matematica , il successo mi ha cambiato , in fondo Mussolini ha fatto anche molte schifezze , Parigi è brutta però i parigini sono gentilissimi…”
I collegamenti arbitrari ( e virtuosi)
Per il mestiere giornalistico : Il giornale invisibile di Serghej Dovlatov
Per la libidine della parola e della battuta : L’ingegnere in blu di Alberto Arbasino
Per la ricostruzione della morte con sosia di Mussolini : Il sosia di Hitler di Luigi Guarneri , ma solo perchè recensito qui appresso