AUTOPSIA DI UNA RESA
Preambolo personale
Questo libro ho incominciato a leggerlo in francese la notte precedente l’attentato a Charlie Ebdo , già inquietata dalla valanga di ciance mondane non tanto intorno alla sostanza dello scritto , quanto intorno all’evento letterario . Poi , poche ore dopo , la notizia della strage mi ha sorpresa tra le pagine , inducendomi a spegnere il Kindle nel timore che l’influenzamento emotivo mi sottraesse la poca , residua lucidità . Ma tant’è , il vizio della lettura è iterativo in quanto vizio , e non accetta nè parentesi nè rinvii . Per il niente che vale , dedico questa recensione alla Francia , che sarebbe comunque il mio paese , anche se non fossi già francese a metà .
Preambolo letterario
La citazione d’apertura è presa da En route di Huysmans ( 1848-19o7 ) , scrittore il cui pensiero è stato in seguito rivendicato da tutti : naturalisti , simbolisti, occultisti , surrealisti , cattolici..laddove sotto le differenti spoglie di Folantin , Des Esseintes , Des Hermies , Durtal , il problematico , elitario , scapolissimo Joris-Karl non ha fatto altro che parlare di se stesso . Sprovvisto di immaginazione romanzesca , Huysmans ha iniziato il proprio percorso descrivendo la piattezza squallida della vita di tutti i giorni ( En ménage, A vau l’eau ) per poi evaderne richiudendosi in una torre d’avorio di estenuato estetismo (A rebours ) con incursioni successive nelle pratiche sataniche ( Là-bas ) fino ad un particolare tipo di conversione religiosa ( En route ) essenzialmente votata al simbolismo liturgico . Pessimista , sarcastico , realista , ossessivo e debordante , ha significativamente influenzato gli autori delle generazioni successive e non a caso è il battistrada personale dell’autore . Ricordarne l’incessante confessione portata avanti con uno stile nevrotico , ardente e nel contempo squisitamente cesellato intorno ad un linguaggio sia popolare che colto , può aprire da subito uno spiraglio di luce su un’opera che lo elegge a riferimento , per beffarde affinità e contrapposizioni postdatate .
Il protagonista
L’incipit ci accompagna ad un ragazzo solitario che mentre discute una voluminosa tesi di laurea appunto su Huysmans – baci accademici – comprende che la sua giovane libertà di cibi scadenti , di rodaggi sentimental erotici e di innalzamento della letteratura ad unica arte in grado di compenetrare esistenzialmente autore e fruitore , sta già definitivamente tramontando . Accetta così di insegnare all’università e di rarefare i suoi passi su strade sempre più strette , epperò immune , in quanto maschio , da quell’infrollimento delle carni che rende precocemente invisibili e disperate le sue coetanee . Intanto i margini delle pagine cominciano ad abbrunarsi , finchè l’idea del testo si infiamma e progressivamente brucia a partire da una frasetta regressiva buttata lì sull’opportunità o meno dell’accesso femminile al voto e allo studio . Il tempo passa , l’immanente solitudine solipsistica e l’invadente corporalità del soggetto si accentuano , e le molte cose che gli succedono ( la fine della possibilità di un afflato amoroso , il licenziamento , la fuga verso un sud in cui il confit de canard gli pare poco compatibile con un’eventuale guerra civile , la morte dei genitori , un inane tentativo mistico…) si coagulano in una lista di avvenimenti assimilabile alla sfilza di pratiche amministrative che lo Stato gli impone . Quando un unico rigurgito di lacrime umanizza per un attimo il residuo di identità che gli rimane – e che di fatto coincide con la sua bite – irrompe la momentanea idea di un suicidio liberatorio , accantonata grazie all’ opportunità offertagli da un rivolgimento politico epocale . Dalla sua nuova conversione dorata continuerà così paradossalmente a vivere , adeguandosi , per opportunistica mollezza , anche all’ultima negazione di sè .
Il contesto
Ambientando gli accadimenti intorno al 2022 ( un tempo così prossimo da cancellare qualsiasi contraffazione distopica ) , Houellebecq rappresenta una Francia il cui sistema politico è rastremato intorno ad un’alternanza democratica equivalente alla “spartizione del potere fra due bande rivali”. Le elezioni portano al successo Mohammed Ben Abbes , rappresentante dei musulmani moderati . Nutrito di studi occidentali , di accortezza politica e di lauti finanziamenti , il coetaneo del protagonista ha soprattutto una visione strategica che gli consente in breve tempo di musulmanizzare la Francia , estendendone il dominio con l’annessione dei paesi mediterranei di fede islamica . Pochi e chiari i punti del programma , basato sulla supremazia dei valori morali rispetto all’unico credo economico dell’occidente . Poichè chi controlla i bambini controlla il futuro , grande è l’accento sulla famiglia , sull’insegnamento , sul confinamento delle donne all’accudimento materno -domestico – sessuale ; sullo sfondo , la riscoperta del distributismo , prassi per cui la maggior parte della popolazione diventa proprietaria sia della casa che dei mezzi di produzione . Intorno , reazioni di acquiescenza smarrita confinante con l’afasia , seguite da un entusiasmo vile che consacra la resa definitiva di una cultura secolare .
La tecnica letteraria
Suddiviso in cinque capitoli che coprono una ventina d’anni e che tuttavia sembrano un continuum senza cesure , Sottomissione si avvale del colpo di genio di compenetrare il collasso di una civiltà con l’implosione di un individuo , le cui analisi sono riconducibili alle sue categorie vitali . Il protagonista guarda telegiornali senza audio , frequenta supermercati di cibi precotti , incontra pochi comprimari fondamentali , con la funzione sia di delucidare retroscena occulti che di provocare riflessioni palesi ; intanto legge o ricorda libri , osserva e pensa di striscio , ma in modo tale che lo svolgersi anonimo delle sue giornate avvalori la credibilità sociopolitica del contesto , e la valenza anche pamphlettistica della scrittura non prevarichi l’essenza romanzesca . Tutta l’avventura è infatti condotta con un mirabile impasto di parole e fatti , mentre accumuli di dettagli laterali fungono da stimolo al progredire della testimonianza . Le condizioni metereologiche si sostituiscono ai paesaggi , le situazioni afferiscono alla più slavata medietà , eppure contengono sempre delle epifanie lapidarie che provocano una suspense inversamente proporzionale all’atarassia dei toni . Osservatore gelido e sarcastico , Houellebecq interpola con scorrevole semplicità il linguaggio comune con quello alto , secondo una mistura di anaffettività e umorismo che non lascia spazio ad alcuna contromisura . Inutile difendersi da un’intelligenza così lucida , da una fantasia così realistica , da un’identità autoriale così stabile nel tempo , da una dottrina vasta ed eterogenea sempre abilmente ricondotta ad un preciso punto di vista , con tutti i nomi e cognomi veri della politica e dei media attuali a suffragare la credibilità degli assunti . Il lettore ( e la lettrice solo in quanto lettore ) si immedesima , si riconosce , viene fulminato da cortocircuiti sia espressivi che maieutici in grado di far giustizia , con una sola battuta , di quintali e lustri di patetici squittii . Il gioco delle risonanze fra la indecifrabile personalità dell’autore , quella nichilista del personaggio e quella di uno scrittore inattuale del diciannovesimo secolo funziona in una maniera tanto letterariamente esemplare da travolgere tutte le obiezioni che non siano direttamente pertinenti alla natura intrinseca della narrazione , sempre convincentemente bilanciata fra creatività e prognosi clinica .
Collegamenti e considerazioni
Il composito substrato ideologico di Sottomissione viene da lontano e si potrebbero affastellare alla rinfusa i nomi di Nietzsche , Schopenhauer , Heidegger , Cioran , Baudrillard..oltre a quelli citati dallo stesso autore . Tuttavia due sono i titoli che si affacciano alla mente : La nausea – 1938 – il cui personaggio Roquetin incarna sia una repulsione che una deriva , anche se nel mondo di Sartre – senza senso nè finalità – l’uomo è sì un vuoto di coscienza , una cavità del nulla , ma dispone della più drammatica delle prerogative , cioè di quella responsabilità di scelta che almeno lo identifica con la somma totale dei suoi atti . L’altro è Rigodon – 1969 – di Céline , che con ben altra , scomposta veemenza , rappresenta tuttavia anche un analogo assillo , ossia il dominio della razza gialla su un occidente destinato ad estinguersi per le sue colpe . Quanto al profetismo del libro ( la cui peculiarità induce il lettore ad un numero elevato di sottolineature ) , la cronaca recente ne enfatizza contingentemente la conclusione , anche se lungo una sorta di morbosità che comporterà – forse – più vendite . Ma rischia – sempre forse – di farlo apprezzare meno nei contenuti letterari , se non altro per ribellione impotente . Sottomissione mi pare invece l’ultimo grido di allarme scaturito non tanto da una previsione inesorabile , quanto da una acribica autopsia di segnali ignorati o mistificati , che ha anche il pregio di dimostrare come il romanzo non solo non sia morto , ma possa continuare a fungere almeno da contrappeso all’insignificanza montante di indebolite società di massa : non so se moriremo musulmani o inconvertiti , ma certamente con pochissime illusioni e con il continuo timore di innominate sofferenze .
Il libro
SOTTOMISSIONE di Michel Houellebecq , Bompiani 15 gennaio 2015 , 256 pagine ,17 , 50 euro