M-MINISERIE TELEVISIVA
Di Antonio Scurati abbiamo letto tutto e recensito nel tempo quasi tutto , apprezzando sin dagli inizi le sue notevoli qualità di saggista e di romanziere , sempre permeate da un raro afflato “civile”, sia esplicito che in filigrana .
Con la Quadrilogia M ( il quinto ed ultimo volume uscirà nell’aprile di quest’anno ) lo scrittore si è sottoposto anche ad un’estenuante maratona organizzativa e documentale , proponendosi di romanzare la storia non nel senso di reinventarla , ma di interpretarla dall’interno , ossia dal punto di vista dello stesso Mussolini . Compiendo così una torsione drammaturgica importante e originale , sintetizzabile nello sforzo , assolutamente riuscito , di ACCORCIARE LE DISTANZE TRA LA GRANDE STORIA E IL PUBBLICO .
Sull’onda del successo dei vari libri della saga , Sky ha quindi commissionato al regista Joe Wrigt e agli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino nonché allo straordinariamente trasformato Luca Marinelli ( nei panni del protagonista ) l’improba sfida di una serie televisiva in otto puntate , che copre tutto il primo volume di Scurati ( Il figlio del secolo ) e parte del secondo ( L’uomo della provvidenza ) . Ossia dalla cacciata di Mussolini dal partito socialista ( 1919 ) fino alla sua assunzione in parlamento della responsabilità del delitto Matteotti ( 1925 ) .
Come quasi sempre succede , il passaggio dalla parola scritta di un libro alla parola scritta di un copione implica delle ardue scelte di fondo , così come cruciale diventa la fotografia , ossia il modo di tradurre le vicende in immagini , e il montaggio, cioè la reinvenzione dei ritmi e dei modi di una narrazione , senza tralasciare lo spirito dell’epoca , affidato alle scenografie e ai costumi . Tenendo presente che il battistrada del romanzo è sia formato evidentemente dallo stile di Scurati che , per ogni relativamente breve capitolo , dalla diretta citazione delle fonti , non in termini di bibliografia , bensì di “ virgolettati “ di supporto e di accreditamento .
Senza tralasciare sia le reminiscenze sia le ignoranze in materia da parte del grande pubblico , trasformate in una netta o ambigua eredità vuoi di fede che di antagonismo , che rende ancora oggi incandescente la materia , spesso sull’onda del pregiudizio dell’adesione o del qualunquismo irridente . Si veda , sul tema , il bel saggio, sempre di Scurati, intitolato Fascismo e populismo ( 2023 ) che tanta parte ha comunque tratto dal libro, permeandone anche il film .
Tornando alla serie , cosa fanno l’encomiabile regista , e gli audaci sceneggiatori ? Decidono ( con parecchi , confessati dubbi da parte dello stesso Scurati ) di accorciare ulteriormente le distanze tra la grande storia e il pubblico , trasformandole in UNA ULTERIORE VICINANZA TRA IL PUBBLICO E IL PERSONAGGIO . Ricorrendo ad un mezzo tipicamente teatrale, quello dell’a parte , altrimenti detto della quarta parete . Ossia del continuo rivolgersi dei protagonisti verso lo spettatore , mettendolo a conoscenza delle loro intenzioni/ reazioni interiori mentre l’azione si svolge . Crinale in genere stucchevole e pericolosissimo , che certamente fornisce al pubblico la sensazione di spiare da dentro quello che vede da fuori , ricavandone ulteriori informazioni ed emozioni ; ma procurandogli facilmente una possibile sazietà da overdose , nonchè un eventuale , crescente disamore circa l’attendibilità di un racconto continuamente e artificiosamente interrotto ( pochissimi infatti gli esempi cinematografici sopravvissuti alla fatale scelta , da Chi ha incastrato Roger Rabbitt a La rosa purpurea del Cairo).
In questo caso , straordinariamente e rigorosamente , the fourth wall funziona , nonostante il rischio continuo di cadere dal funambolismo nel macchiettismo , ossia di trasformare il protagonista in una esagitata marionetta . Invece, grazie al sapiente, funzionale dosaggio di tutti gli altri ingredienti , questa saturazione osmotica dello spettatore , sia fisica ( peli, umori corporei, occhi, smorfia mascellare.. ) che caratteriologica ( dubbi, esitazioni, timori, cinismo, fiuto, opportunismo , audacia , disprezzo degli altri … ) consente di fare proprie sia le caratteristiche del protagonista che quelle della Storia , lungo un’ossessione avvincente ed illuminante . Unitamente alla qualità attoriale , ai tagli delle penombre e dei bui , alle riprese frontali e diagonali , all’elevata qualità filologica degli interni e dei costumi , alla pertinenza della colonna sonora . Con qualche tenue riserva circa alcune scene di massa , piuttosto di maniera . Un raro esempio di concezione corale e di elevato professionismo trasversale , che si fondono in un intrattenimento esemplare di indubbia qualità , a fronte di tempi superficiali e corrivi. Perentorio , e non dimenticabile .
M-IL FIGLIO DEL SECOLO di Joe Wright, con Luca Marinelli, Sky Italia 2024, 8 episodi , durata 7 ore circa . Attualmente in programmazione