THE TOWN
La frase chiave del film: ”C’è sempre un punto debole, basta cercarlo”. Già sentita, vero? Infatti, accomodiamoci fidenti perchè siamo in pieno genere. Quale? Ma quello buoni contro cattivi, guardie contro ladri, rapine e scrupoli, armi, omicidi e infanzie deprivate. In mezzo, le vite degli altri, principalmente ostaggi, amici o pseudofamigliari a fare da tramite tra le due fazioni.
Che cosa caratterizza il genere, a colpo quasi sicuro?
L’atmosfera, sempre livida e bluastra, color barba che cresce a dispetto della rasatura appena effettuata.
L’ambientazione, regolarmente rappresentata da un’enclave derelitta all’interno di una grande città.
I dialoghi, gergali o meno, ma spesso ammantati di retorica, che si esplica in tirate moralistiche nei brevi momenti di pausa tra una truculenza e l’altra, o in battute ciniche, pronunciate in quelle situazioni in cui normalmente anche il più incallito tacerebbe sudando freddo, con sommovimento di budella.
Il codice d’onore che, comunque lo si voglia intendere e arzigogolare, caratterizza sempre i malvagi molto più dei ligi.
I personaggi, abbozzati quel tanto che basta per servire la storia, con psicologie semplicistiche (quando non rafferme) all’interno di un coro di comparse che si agitano sullo sfondo; eccezion fatta per La Donna di Turno, un fatale e pericoloso disturbo-cardine, all’interno di un mondo prettamente maschile, persino quando è scialba e con gli incisivi da coniglio come Rebecca Hall.
La trama che, dopo averle provate tutte, diventa sempre più lunga e sinuosa, a spirale di serpente, per tentare di sconcertare chi ha già intuito che il Lupo si farà fuori Cappuccetto rosso. Succederà comunque, ma in modo meno diretto e scontato, dopo qualche parentesi di sconfinamento a effetto: un menage a trois tra la nonna, Peter pan e la zucca di Cenerentola, o uno scambio di coca fra i sette nani, la banda Bassotti e i Puffi.
Poi per farcire il panino o allungare il brodo, le citazioni da altri classici: nel caso specifico dalle serie televisiva CSI e da Point break di Kathryn Bigelow. Tanto per far vedere che si padroneggia a fondo la materia, velando di qualche dotto ammiccamento le palesi scopiazzature o, diciamo meglio, reminiscenze , e senza farsi mancare nemmeno un accenno realistico alle statistiche delle rapine in banca, per ancorare a terra la storia.
E, infine, ladies and gentlemen, i soldi: tanti, in mazzette, in borsoni, in caveau, nelle mutande, sotto terra, nel frigo , ma comunque sempre verdi verdoni, a dispetto della svalutazione del dollaro.
Cosa rimane di ancora “libero”? Il modo di usare la macchina da presa e di ingarbugliare la storia, nonché il punto di osservazione da cui la si narra. Lì ogni regista sceglie come gli pare e se la cava come può, fotografo aiutando o meno. In questo caso la fotografia di Robert Elswit favorisce, eccezion fatta per qualche panorama di troppo, che contraddice l’antinomia fra la città di Boston e lo storico e malandato sobborgo di Charlestown.
Perchè questo sforzo di elencazione? Primo, per non svelare la trama del film; secondo, essendo nel classico, per consigliare un piccolo divertimento laterale: ossia quello di seguirlo paragonandolo con le altre decine del genere, che certamente ognuno non si sarà fatto mancare nella sua vita di spettatore. E la linearità del racconto consente i raffronti senza generare pericolose distrazioni.
In tal modo, un impianto solido ma risaputo (tratto dal libro di Chuck Hogan, Il principe dei ladri, Piemme 2005), illuminato da qualche dettaglio ad effetto, e girato con scrupolosa diligenza, può far trascorrere in modo abbastanza divertente, o almeno non noioso, le oltre due ore di spettacolo. Spettacolo impreziosito, lo diciamo per le fan, dalla presenza registica e attoriale di un Ben Affleck maturo e affinato. Ossia meno strafigo da copertina e più umanamente risoluto e vulnerabile, con romantici pallori a cerchiare occhi sorretti da zigomi di prim’ordine. Gli fa da timido avversario un John Hamn sottotono, famosissimo negli Usa come interprete della serie Mad man.
Per la cronaca, il film è stato presentato fuori concorso all’ultimo Festival cinematografico di Venezia, dove ha ottenuto un notevole successo di pubblico. Lo si dice per onestà, visto che al Festival abbiamo bocciato in anticipo Somewhere di Sofia Coppola, che ha poi vinto il Leone d’oro: anche questo potrebbe piacere di più.
THE TOWN di Ben Affleck, Usa 2010, durata 135 minuti