RITRATTO DI SIGNORA
Londra,un piovoso giorno festivo di prima estate . Una minuziosa carrellata in soggettiva riprende lentamente un salotto borghese fino a fermarsi sulla figura umana che lo abita , circondata e protetta da carte sparse . Lei è Fiona Maye , sessantenne giudice dell’Alta Corte , nota per lo scrupoloso acume delle sue sentenze , e sta per assistere – impreparata – ad una classica scena di matrimonio : il marito rivendica energicamente il proprio diritto ad una intimità ormai perduta e le impone una preciso scelta . Immersa nei litigi e nelle meschinità altrui , Fiona ha discettato di vita e di morte , di diritti e di doveri , di torti e di ragioni senza che l’umanità dolente di cui si è occupata abbia mai scalfito la sua esistenza vetrificata dalla carriera , dal desiderio di accattivarsi l’opinione altrui , dalla incapacità di traslare la sua esperienza professionale in domande o dubbi personali . Genuinamente partecipe , ma da lontano , abituata a risolvere i problemi più lancinanti mediante la sofisticazione delle regole , è tutt’altro che disumana , però è così unidimensionale da evitare qualsiasi dirottamento dal tracciato di certezze che le corrispondono , pena lo scotto della fragilità . Affronta quindi la sua crisi coniugale sfuggendo in modo legnoso e rivendicativo , incerta tra il sollievo e il rimpianto , finchè il diciassettenne Adam Henry allaccia epifanicamente il proprio destino al suo , rifiutando di essere trasfuso – e salvato – in quanto testimone di Geova .
Diviso in cinque capitoli come uno spartito ( e non a caso è l’ennesimo titolo riferito ad una ballata ) il libro affronta grandi temi pur non disponendo di un’idea forte o quanto meno centrale , e li farcisce di tecnicismi sia legali che musicali per conferire un’ulteriore rotondità di pianista ad un personaggio che convince solo a metà in termini di pensieri , azioni, tratteggi fisico-psicologici che rendono viceversa indimenticabili certi altri protagonisti . Così come prevedibile e al tempo stesso relativamente plausibile appare l’evolversi della trama , che non sarebbe importante se il romanze offrisse altri appigli perentori . Invece tutto è nitido e al tempo stesso sfocato , potente eppure simile ad un’eco che si spegne , risolto dall’esterno proprio mentre il focus dovrebbe centrarsi sull’interiorità delle grandi domande , anche alla luce del quadrinomio fede – ragione – passione – compassione .
>Il futuro – o non futuro – giovane e radicale di lui si scontra quasi cannibalescamente con la maturità irrisolta di lei e il tragico pas des deux di Fiona e di Adam beneficia e al tempo stesso soffre di troppi ribaltamenti reciproci , fra colpa e innocenza , mentre una presunta quotidianità riempie di ellissi sia gli scatti vitali che le tentazioni di rinuncia . La struttura matematica e musicale dei contrappunti suona a tratti artificiosa , se non stancante , e prende il posto di un materiale perfino troppo ricco , ma architettato e assemblato a tavolino . Il progredire della vicenda appare continuamente in cerca di un innesco che le serva da propellente e solo un grande mestiere riesce a supplire ad un’ispirazione che non ha la cogente necessità delle grandi urgenze , mentre l’autore sembra innamorarsi non della storia nè dei suoi protagonisti , ma dei teoremi impeccabili di un mestiere legale acribicamente documentato , che esonda su un’incertezza di fondo . Così come non si sente il suono del pianoforte , bensì le conoscenze e le informazioni sui brani o sugli autori .
Difficile dire se si pretenda di più oppure indulgentemente di meno dagli scrittori – e dalle persone – che si amano . Checchè ne dica Baricco che ha adorato Chesil beach , sembra che questo titolo abbia tracciato nel percorso espressivo di McEwan un netto spartiacque , sì che la produzione successiva non ci è più sembrata all’altezza elegante e profonda di quella precedente : Primo amore , ultimi riti , Il giardino di cemento , Bambini nel tempo , Lettera da Berlino , Amsterdam , L’amore fatale , Espiazione . Altrettanto difficile stabilire in che misura siano i libri oppure i lettori a cambiare negli anni , e se una ripresa dei nostri favoriti ci porterebbe oggi alle stesse conclusioni comparative .
Certo , non si ha fra le mani un romanzo apparentabile ai fondi di bicchiere che girano , però rimane nella memoria ,ribaltata , una frase di Aldo Busi che in Casanova di se stessi recita così : “non è difficile dimenticare ciò che non si è avuto , ma è impossibile scordare la nostalgia che ne rimane”. Ecco , da questo scrittore abbiamo avuto moltissimo e in tal senso vorremmo continuare ad avere , senza rimpianti postumi .
Il libro
LA BALLATA DI ADAM HENRY di Ian McEwan,Einaudi 2014,202 pagine,20 euro
L’autore
Ian McEwan – 1948 – soprannominato a torto e ad effetto Ian le macabre per i suoi toni scuri , è uno dei più grandi romanzieri contemporanei , variamente saccheggiato dal cinema , e non ha bisogno di presentazioni . Intensa anche la sua attività di saggista e di sceneggiatore . Nonostante l’aspetto pacato , la sua vita ha avuto turbolenze romanzesche:due figli lungamente contesi ,un fratellastro conosciuto a 54 anni perchè dato anonimamente in adozione dalla madre .
La citazione
“Restarono faccia a faccia nel buio quasi assoluto e , mentre fuori dalla stanza l’immensa città lavata dalla pioggia si assestava nel proprio placido ritmo notturno e il loro matrimonio faticosamente ripartiva , Fiona gli spiegò a voce bassa ma fermissima la propria vergogna , la passione per la vita di quel ragazzo dolcissimo , e il ruolo che lei aveva avuto nella sua morte” .
Le connessioni arbitrarie( e virtuose)
Per la presenza della musica : Doctor Faustus di Thomas Mann , L’arte del romanzo di Milan Kundera , Alta fedeltà di Nick Hornby , La ballata di Johnny Valentine di Wayne Teddy
Per le tecnicalità di un mestiere : molti romanzi di Balzac , La chiave a stella di Primo Levi , Il re pallido di David Foster Wallace , Nascita di un ponte di Maylis de Kerangal