LE CONFESSIONI
Ci sono le confessioni intese come correnti ideologiche di appartenenza e quelle inerenti le dichiarazioni individuali di colpa , spesso attraverso il sacramento cristiano . Il nuovo film di Roberto Andò le incrocia entrambe , mettendo in scena un summit del fondo monetario internazionale in cui i rappresentanti economici del G8 stanno per affrontare una manovra epocale , i più senza tentennamenti e i restanti con qualche soffocato scrupolo . Guidato dal morituro Daniel Auteuil , uomo cinico ma consapevole che ha dedicato tutta la vita a generare denaro attraverso il denaro , il convegno ospita altresì dei corpi estranei: un cantante rock , una scrittrice per l’infanzia , un monaco votato al silenzio perchè “se non si possono più fornire speranze , bisogna almeno proporre illusioni “. Detto diversamente , si sta per sferrare un colpo micidiale a paesi già in difficoltà , ma con la partecipazione anche di non tecnici , al fine di mascherarne i contenuti letali mediante nomi diversamente famosi o accreditati .
Ambientato in un rarefatto albergo tedesco bianco e grège che fa da sfondo all’attuale realtà finanziaria , la storia contrappone i segreti settari di un liberismo feroce ( ormai ridotto a fede meramente monetaristica ) a quelli dei singoli che , ognuno a proprio modo , dichiarano le loro certezze o incertezze esistenziali , catalizzate dal silente religioso interpretato da Tony Servillo . E per aggiungere interesse a sentimenti privatissimi e fatti ufficiosi che poi nemmeno diventeranno ufficiali , il regista – sceneggiatore inventa un fittizio andamento thriller a flash back , curandone più i dettagli che non la sostanza . Le parole dette o negate si incalzano vicendevolmente , esplicite eppure imperscrutabili come il ricorrente canto degli uccelli , mentre la trama , troppo ricalcata sul presente per accadimenti e personaggi , si avvale di frasi e citazioni apodittiche che tuttavia non riescono a trasmettere la voluta profondità . A differenza del precedente Evviva la libertà , scapigliato ed imperfetto , eppure più sinceramente ispirato e trasposto , Le confessioni insegue ambizioni maggiori rimanendo elegantemente algido , nonostante la pregnante attualità e lo sforzo nobile di renderla divulgabile in forma di intrattenimento anche di genere .Troppe le suggestioni già note , da Todo modo a Youth , e carenti le sublimazioni e i cortocircuiti che sanno di orologeria anzichè di estro . Ne risulta un’opera di un’intelligenza diligente e di un mestiere solido che parla dell’oggi con alcuni vezzi intellettualistici di anni ormai lontani ( messaggio sociopolitico e atmosfera metafisica inclusi ) senza raggiungere un’adeguata fusione fra i diversi piani che la caratterizzano .
Si esce dalla sala nè annoiati nè emozionati , con una sensazione di incompiutezza tipica delle promesse alte non mantenute . C’è lo sforzo , ma latita la tensione , c’è il progetto a tavolino , ma a discapito della realizzazione sul campo . Nel senso che l’assunto dello strapotere finanziario e la necessità di adeguate quanto improbabili contromisure sia tecniche che morali sono sotto gli occhi di tutti , ma per sfondare cinematograficamente dovrebbero avvalersi di formule meno collaudate , con più di una caduta nella banalità ( il benedettino apparentato al san Francesco del lupo , la ministra canadese da una botta e via , il cantante il cui unico spessore è delegato alle chiome , la scrittrice pedissequamente ricalcata sulla Rowling … ) . Per un film così , un giudizio di complessiva dignità non suona come un elogio , perchè avrebbe dovuto sconvolgere , far riflettere , seminare il dubbio , illuminare angolazioni recondite . Invece tutto finisce con l’amalgamarsi nel buio di notti inquiete e di giorni intonati alla tonaca del protagonista , mancando forse il sulfureo o il grottesco come cifre in grado di animare un compromesso irrisolto tra sottili sapienze e ingenuità sofisticate , acque di piscine da Vogue e marine nordiche da Instagram .
LE CONFESSIONI di Roberto Andò , Italia Francia 2016 , durata 100 minuti