GIRO GIRO TONDO
Che il libro sia noioso , se non altro per eccesso di lunghezza da eccesso di ripetitività , è evidente . Che questa ripetitività sia in qualche modo funzionale al realismo e all’efficacia emotiva e ideologica dell’allarme , è possibile . Che il beneficio del dubbio sia comunque un credito che concediamo inizialmente non al romanzo , ma ad un autore che ha scritto L’opera struggente di un formidabile genio , è vero , e si tratta di un affidamento ex post , di sapore prettamente partigiano . Quanto ai riferimenti a Wells , Orwell , Huxley , Benson , Asimov , Vonnegut , Dick , Ballard e amici , ci porterebbero fuori strada , nel senso di concentrare le osservazioni sia sul genere ( distopia o non distopia totalitaristica , apocalittica , ecc ) sia sulle differenze autoriali .
Atteniamoci dunque solo al romanzo , che ci accoglie in una soleggiata , efficiente e modernissima azienda padronale , detentrice di tecnologie all’avanguardia apparentabili a quelle di Google e dei più diffusi social network . Boa di approdo della miglior gioventù americana , offre al pubblico un sito interattivo e un servizio per la rilevazione degli orientamenti dei clienti , mentre altri misteriosi progetti covano negli interstizi , tutti volti alla chiusura progressiva di un abbraccio mortale in cui è possibile intravvedere lo strapotere della rete . L’ambiente è da setta elitaria , i dipendenti sono felicemente competitivi , appagati , determinati , consci della superiorità esclusiva dei loro vantaggi : location da favola avveniristica , cure e facilitazioni di ogni genere , emolumenti di grande privilegio . Dopo una frustrante esperienza in un ente di servizi ubicato in un’oscura provincia , la ventiquattrenne May Holland viene assunta dal Cerchio , e le sembra di aver vinto alla lotteria , mentre un buon terzo del romanzo si affaccenda nella descrizione dei patemi da primo impiego , introducendo l’alternativa di solitarie pagaiate in una vicina laguna . Che vengono sanzionate come attività improprie , perchè ognuno deve socializzare con gli altri , fino a far coincidere anche il tempo libero individuale con quello pervasivo e lusinghiero della comunità aziendale . In questo regime di abolizione inconsapevole ed entusiastica del privato , s’affaccia un giorno il progetto di installazione di una microscospica telecamera , in grado di riprendere tutto quanto è visibile dalla sua postazione e di ritrasmetterlo ovunque . Al moltiplicarsi delle telecamere fisse intorno al mondo , si affiancano i soggetti umani con telecamera intorno al collo , pronti a condividere la propria esistenza con quella degli altri , minuto per minuto . La “trasparenza buona”(intesa come partecipazione universale ad un reciproco controllo capillare , perchè l’individuo che non nasconde nulla è obbligato a comportarsi bene ) deve rispondere a tre criteri :”i segreti sono bugie” ; “condividere è avere cura” ; “la privacy è un furto”. Il passaggio tirannico è imminente , e sta per compiersi attraverso la privatizzazione della società civile mediante l’iniziale adesione dei politici , anch’essi dotati di telecamera e quindi trasparenti , fino a portare il Cerchio ad assumere in proprio la responsabilità di un atto pubblico come il voto politico…
Scrivere avveniristicamente intorno all’evolversi della contemporaneità è non solo rischioso , ma difficile . O si è Ouellebecq , oppure si rischia di incappare nella contraffazione profetica – e banale – del presente , nonchè nella smentibilità delle argomentazioni tecniche e tecnologiche . Circa il primo aspetto , se l’eccesso di partecipazione attraverso una messaggistica compulsiva e belante porta a qualche effetto apprezzabile , l’assunto su cui si impernia è scontato : solo la visibilità allargata può ormai ricondurre l’individuo alla consapevolezza del proprio esistere , e solo questa coscienza consente la reciproca riconoscibilità fiduciaria , alleviando la solitudine , la paura dell’altro e del tempo che scorre , all’interno di un’illusoria comunità partecipe , virtualmente irreprensibile , ma di fatto nullificante come tutti i regimi totalitari . Quanto alla tecnologia , cediamo la parola agli informatici , ma tanto più è descrittivamente esatta , tanto più ci appare di cartone verniciato .
L’impulso che sembra guidare Eggers è l’ennesima allerta verso l’intorpidimento delle menti a fronte dell’inconsapevolezza delle abitudine comunicative acquisite . Questo – forse – lo porta a scrivere in modo irriconoscibile , non propriamente sciatto , ma divulgativo al punto da rasentare una medietà da pop corn , mischiando passione , ideologia e intrattenimento secondo modalità che echeggiano format spettacolari abbastanza corrivi , con delle venature romanzesche addirittura in sospetto di chicken literature . La schematicità edificante della tesi è obbligatoria , mentre la dialettica dell’antitesi è affidata in modo manicheo all’ex fidanzato della protagonista , ad un’adepta pentita , e ad un malinconico Fantomas con doppia sorpresa incorporata . Mentre la sintesi lascerebbe presupporre il vizio ormai comune del consueto sequel .
Rimangono impresse alcune accelerazioni e qualche invenzione magistrale qua e là , prevalentemente legata a quelle aure domestiche che hanno reso grande l’autore : il lampadario con le corna di cervo , il sesso rubato ai genitori anziani..e se solo volessimo apparentare la burocraticità onnipresente di questo libro a quella ben più ostica e ossessiva de Il cavaliere pallido ( opera incompiuta di David Foster Wallace ) si capirebbe tutto il senso della nostra pur bonaria delusione . Ma le straordinarie qualità di Wallace sono finite altrove , mentre Eggers sembra ri-avviato alle luci della ribalta . Oppure mai come questa volta non siamo riusciti a capire se c’era molto altro da afferrare , qualità narrativa a parte .
Il libro
IL CERCHIO di Dave Eggers , Mondadori 2014 , 396 pagine , 20 euro
L’autore
Dave Eggers – Boston , 1970 – vive a San Francisco , dove ha fondato una scuola di scrittura creativa per bambini , ed è l’editore della rivista McSweeney’s . Nel 2000 pubblica il romanzo autobiografico L’opera struggente di un formidabile genio , cui fanno seguito altri sei romanzi .
La citazione
“Non siamo destinati a sapere tutto , Mae . Hai mai pensato che forse la nostra mente è delicatamente calibrata tra il noto e l’ignoto ? Che la nostra anima ha bisogno dei misteri della notte e della chiarezza del giorno ? Voi state creando un mondo di luce sempre accesa , e io credo che essa ci brucerà vivi , tutti quanti . Non ci sarà tempo per riflettere , dormire , raffreddarsi . Avete mai pensato , voi del Cerchio , che il nostro contenuto può arrivare solo fino ad un certo punto ? Guardaci . Siamo piccoli . Abbiamo la testa piccola , grande come un melone . Vuoi che questa testa possa contenere tutto ciò che il mondo ha mai visto ? Non funzionerà” .
Le connessioni arbitrarie (e virtuose)
La macchina del tempo di H.G.Wells ; Il mondo nuovo di Aldous Huxley ; 1984 di George Orwell ; I barbari di Alessandro Baricco