LISBETH E’ TORNATA
Con l’adagio un bel gioco dura poco i vecchi nonni – oggi ce ne sono anche di giovanissimi – sembravano ignorare due maledizioni della società odierna : la compulsività intesa sia come maniacale iterazione infantile sia come spinta ormai genetica a distillare denaro con tutto e da tutto . Se un beffardo destino più romanzesco della realtà impedì a Stieg Larsson e alla sua compagna di godere il successo e i frutti di Millennium – ottanta milioni di copie in cinquanta traduzioni – ecco farsi avanti il padre e il fratello , a resuscitare non l’autore , ma le creature e le gesta della celebre trilogia . Incaricando un affascinante giornalista-scrittore molto noto in patria , quindi aduso alle malizie anche mercantili dei grandi numeri . Che mutua il quarto titolo della saga svedese da un aforisma di Nietzsche ( Quello che non uccide fortifica ) parafrasi aulica di quel che non ammazza ingrassa – sempre i vecchi nonni . Inevitabile dunque la trepidazione dei vari soci nell’operazione e l’istintivo sospetto nei confronti dell’intero baraccone , che tuttavia rimpinguerà , appunto , sia il progetto che i lettori , perchè il libro non solo non è ignobile ma – sorpresa – si lascia leggere volentieri , come tutte le ripetizioni ludiche attente e disinvolte . E pazienza se anche i fantasmi non sono più quelli di una volta . L’essenziale è che si ripresentino .
Naturalmente , manca innanzitutto lo stile particolarmente flemmatico e avvolgente di Larsson che , anche nei confronti delle azioni più incredibili e concitate , mai rinunciava ai dettagli sia cinematografici che psicologici , scomponendo e ricomponendo i fotogrammi esterni ed interiori con un ralenti tale da generare immedesimazione e dipendenza . Così come latitano gli elementi caratteriologici dei protagonisti , geniale contaminazione tra i feuilletton ottocenteschi di ancora inconsapevole freudismo ( la dannazione dei prodromi familiari) e i fantoccismi orfani e asettici della Marvel , con il male che si oppone al male : negli avversari come netto patrimonio delinquenziale , negli eroi e super eroi come mezzo offensivo-difensivo non tanto in funzione del bene , quanto del pareggiamento personalissimo di conti fra giusto e ingiusto . Vagamente corrivi e scontati sono anche gli ambienti che internazionalizzano in modo stereotipato la denuncia dell’autore originale , incline a mutuare dai maestri Sjowall-Wahloo lo sgretolamento di quella società svedese ritenuta dai più un modello di funzionamento amministrativo ed etico . Per poi esploderlo in un mondo reso asfittico cortile da mezzi informatici sempre più sofisticati , altra intuizione intelligente intorno a cui far proliferare ogni sorta di peripezie , giocando sui sempre più dubbi confini morali di organismi pubblici e privati , complici la stampa e la televisione . Uniti all’inevitabile conoscenza diretta o molto documentata di contesti e mestieri sconosciuti al largo pubblico , ad ancorare la fantasia più improbabile alla verosimiglianza , elemento che distingue quasi tutti i dignitosi libri commerciali di genere .
Consapevole dell’eredità e della posta , Lagercranz non cerca di contraffare Larsson , ma ne porta avanti gli elementi salienti imbastendo un divertimento calcolatamente superficiale , reso però intrigante dai continui ribaltamenti di credibilità – sospettabilità dei perfin troppo numerosi attori , assiepati intorno ad un piccolo autistico nelle vesti di moderno Gesù Bambino . Il presepe è mosso , la cartapesta sembra cartapesta , i personaggi sono di gesso e confluiscono non verso la capanna finale , ma verso un inevitabile e annunciato sequel di scontri gemellari che letterariamente risalgono addirittura a Plauto : Lisbeth contro Camilla . Lo stile è veloce , i tagli delle azioni e delle ambientazioni frequentissimi e agili , la ripresa delle puntate precedenti piuttosto scolastica , le digressioni tecniche un po’ saccenti e intimidatorie , a confondere le acque e a distribuire patenti di preparazione , attendibilità e problem solving ; senza la mediazione sapiente fra premesse , cause , note a pie’ di pagina e svolgimenti che Larsson , viceversa , sapeva impastare così bene con gli imprevisti , le geografie , i profili umani .
Il risultato atteso sembra tuttavia raggiunto : la droga viene redistribuita . Non è pura , ma tagliata con sostanze che , senza inficiarne gli effetti , non producono negativi effetti collaterali , bensì solo una ripresa dopo l’astinenza . Gli orfani di Mikael e – soprattutto – di Lisbeth non dovranno più chiedersi che cosa farebbero i prediletti avatar al posto loro . Basta attendere la prossima puntata e prestarsi a leggere questa . Il cui merito consiste nella spregiudicatezza – premiata – di semplificare un’epopea ormai classica con perizia professionale , in virtù di un materiale così abbondante da sopportare con grazia tutti i possibili richiami e le inevitabili sintesi da Bignami , evitando i velleitarismi di un diverso valore aggiunto . Cosa più ardua se si fosse trattato della storia , altrettanto classica ma apparentemente linearissima , di Biancaneve e i sette nani . Insomma , quello che importa è che Lisbeth sia rispettosamente tornata col suo cappuccetto nero , e possa ancora contare sul consistente patrimonio messo da parte in precedenza . Secondo le migliori tradizioni , si campa di lasciti , purchè amministrati decorosamente .
Il libro
QUELLO CHE NON UCCIDE . MILLENNIUM . VOL 4 di David Lagercrantz , Marsilio 2015 , 513 pagine , 22 euro
L’autore
David Lagercranz – Stoccolma , 1962 – è un giornalista e scrittore molto noto in patria . Dopo gli studi universitari in filosofia e teologia , comincia ad occuparsi di criminologia per il quotidiano Expressen . Nel 1997 pubblica la biografia dell’alpinista Goran Kropp e , tre anni dopo , quella dell’inventore Hakan Lans . Nel 2009 romanza la vita di Alan Touring , pioniere omosessuale dell’informatica , ritrovato avvelenato per mano propria od altrui , sulla cui morte indaga l’eroe di Lagercranz , l’ispettore Leonard Corell . Ma il successo internazionale gli giunge nel 2010 , con la biografia del calciatore Slatan Ibrahimovich . Nel 2013 firma un contratto con la casa editrice Norsteds per la ripresa di Millennium
La citazione
“Le parole erano troppe e allora tentò con Nietzsche , l’autore della citazione , e di colpo si ritrovò dentro e le si schiuse davanti un mondo completamente nuovo e segreto … un istante che cambiò la sua vita per sempre . Aveva abbattuto la barriera che le impediva di esplorare quello che avrebbe dovuto restare nascosto..”
Le connessioni arbitrarie
Due esempi virtuosi di proseguimenti di classici : Il mistero di Edwin Drood , non terminato da Dickens , ripreso da altri ma , soprattutto , con meritato successo da Leon Garfield nel 1980 ; i cinque titoli della serie Lupin di Maurice Leblanc , reinventati dalla coppia Boileau – Narcejac – 1973/1979 –
Due esempi negativi: Il sequel di Via col vento di Margaret Mitchell – 1936 – siglato da Alexandra Ripley con il titolo di Rossella – 1991 – Oppure la continuazione “gialla” di Orgoglio e Pregiudizio , firmato dalla compianta P.D. James – Morte a Pemberley , 2013